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La curva di Laffer

Apprendiamo dai giornali di stamattina, mercoledì 18 aprile 2012, che la previsione dei giorni scorsi sulla pressione fiscale è stata confermata: nel 2012 tale dato supererà il 45% e non scenderà fino al 2015.

Il peso della fiscalità italiana è stato determinato considerando l’IRPEF e le relative addizionali oltre ad altre imposte e tributi fra cui l’IMU, l’IVA (aumentata al 21% dal 17 settembre scorso e sulla quale incombe un possibile nuovo aumento dal prossimo 1 ottobre 2012); sono inoltre stati compresi nel calcolo della pressione fiscale anche gli aumenti su RC auto ed il bollo su titoli ed investimenti.

A questo punto ci chiediamo: una fiscalità così pesante per i contribuenti, avrà un effetto positivo sulle casse dell’erario? Oppure i cittadini escogiteranno qualcosa per eludere un’imposizione fiscale tanto elevata?

Per cercare di darsi una risposta tiriamo in ballo un certo Arthur Betz Laffer, economista statunitense, il quale teorizzò che esiste un livello del prelievo fiscale oltre il quale l'attività economica non è più conveniente e il gettito si azzera. Infatti, secondo lui i contribuenti non trovano più convenienza a lavorare se la pressione fiscale aumenta oltre certi limiti (o, se vogliamo essere maliziosi, trovano più convenienza a lavorare in modo “sommerso”).

Sulla base di questa teoria è stata costruita la cosiddetta curva di Laffer che, con la sua forma a campana mette in evidenza che all’aumentare del’imposizione fiscale aumentano anche le entrate per l’erario. Tale aumento, però, è valido solamente fino ad un certo punto, oltrepassato il quale si ottiene un danno per l’erario.

Si ripropone quindi il quesito: a che punto siamo arrivati della curva di Laffer?